Testo di Elena R.

Io vivo in Italia, ma circa un mese fa ero in Cina per lavoro: sono una scienziata. Mentre ero in laboratorio accadde una catastrofe.

Tutto iniziò quando Lian si accorse di uno strano rumore provenire dal cielo: lei, incuriosita, uscì per vedere da dove proveniva il suono. Poco dopo si sentì un urlo. Tutti uscimmo e vedemmo Lian schiacciata da una navicella spaziale. Io e i miei colleghi andammo a vedere, cercammo di aiutare la nostra amica, ma per lei non c’era più nulla da fare. Cautamente controllammo se all’interno c’era qualcuno.

Dentro c’era una specie di polipo giallo ocra: aveva 4 occhi in riga, una testa a forma di “bagigio”, una piccola bocca senza denti, non aveva il naso e neanche le orecchie, aveva il corpo viscido, sei braccia con due dita ognuna, delle specie di tasche incorporate con dentro una pallina che cambiava colore e due gambe con piedi senza dita. Aveva perso i sensi per causa dell’atterraggio quindi lo portammo in laboratorio, lo legammo ad una sedia e quando si risvegliò si ribellò, invano. Gli facemmo un interrogatorio e venimmo a sapere le seguenti cose:

si chiamava Wang,

era venuto sulla terra da Plutone per fare amicizia con gli umani e

la pallina che aveva in tasca era l’unico modo per contattare la sua specie.

Lui parlava in italiano perciò solo io potevo capirlo e tradurlo in cinese ai miei colleghi. Lui sembrava carino, simpatico e gentile e anche molto affidabile.

Il giorno dopo alcuni colleghi si ammalarono e stranamente avevano tutti gli stessi sintomi: febbre e tosse, ma la cosa più strana era che l’alieno stava sempre bene. Facemmo una ricerca su questa malattia anche se pensavamo che fosse una semplice influenza, ma scoprimmo che era un virus sconosciuto e lo chiamammo corona-virus, in termine scientifico COVID-19.

A questo punto pensammo che l’alieno centrasse qualcosa. Gli facemmo il test ma non risultò positivo al COVID-19 e lo sottoponemmo anche un interrogatorio con tono più severo, ma ripeté che era venuto in pace sulla Terra.

Ogni sera guardavamo il telegiornale aspettando di vedere se da qualche parte del mondo qualche persona iniziava ad avere i sintomi del corona-virus.

Qualche tempo dopo in Italia scoprirono un virus che presentava gli stessi sintomi di quelli che avevamo individuato noi, quindi era molto probabilmente lo stesso. Poco dopo ci accorgemmo che non c’era più lo scienziato Cheng e ci ricordammo che non era ammalato, ma era andato a trovare i suoi parenti italiani. Lo aveva portato lui in Italia, inconsapevolmente! Così scoprimmo che il virus aveva un’incubazione molto lunga: due settimane, infatti Cheng era andato dai suoi parenti 14 giorni prima che scoppiasse il virus in Italia. Rifacemmo l’interrogatorio a Wang perché ormai non ci fidavamo più di lui, diceva sempre che era venuto in pace e per fare amicizia con gli umani. Il giorno dopo ci interessammo alla sua “pallina colorata”, c’era un bottone che quasi non si vedeva, ma con il microscopio si vedeva benissimo; lo cliccammo.

Fu lì che accadde la catastrofe: la pallina si aprì in due parti, la prendemmo e la analizzammo: all’interno c’era... il virus. Quando lo scoprimmo era già troppo tardi per far sì che il virus non si diffondesse in tutto il mondo.

L’alieno riuscì a liberarsi dalle corde che lo legavano alla sedia e stranamente la sua astronave (anche se devastata dall’atterraggio) funzionava ancora, e con essa scappò.

All’inizio non avevamo ispezionato accuratamente l’interno dell’astronave e purtroppo più tardi ci rendemmo conto che c’erano altre “palline” contenenti il COVID-19.

Dal cielo arrivarono altre navicelle con dentro i suoi amici che aprivano le “palline” e le lanciavano sulla Terra.

Circa un’ora dopo tutto il mondo fu contagiato dal corona-virus.

Tutti gli alieni tornarono su Plutone con le loro astronavi.

Da quel momento e a causa di quel virus quasi in tutto il mondo le scuole chiusero e restarono aperte solo: fabbriche, farmacie e negozi alimentari.

Elena R. (5^ A- Scuola primaria di Majano- marzo 2020)